25 gennaio 2007

Ruini e il Colpo di Stato

di Mauro David


Le immagini inquietano anche l’anima più serena, le parole dirompono senza lasciare scampo alla speranza. E' ora di cena e quello che passa in TV è il Consiglio Permanente dei Vescovi, il cardinale Ruini è la star della serata.

L’uomo è assistito da due alti prelati che, come i disciplinati Bravi di manzoniana memoria, apostrofano con sguardi silenziosi e rigorosi la platea. Tutti vestono di nero. Il ricorso alle pratiche contro la iattura, quelle di genesi partenopea, seppur non elegante, appare l’unica via d’uscita.

La prima impressione è quella di visionare un vecchio filmato di repertorio di un’assemblea del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa, poi, lentamente, mentre Ruini espone la sua Risoluzione, la convinzione di un avvenuto colpo di Stato prende legittimamente corpo.

Il primo pensiero è per Prodi, condannato all’impiccagione per alto tradimento come Cesare Battisti. Il Capo del deposto governo è doppiamente colpevole perché, in primis, di fede cattolica e, in secundis, per aver dato voce e dignità alla laicità di questo Paese.

Per gli stessi motivi, Rosy Bindi, dopo accurato taglio dei capelli e depilazione delle ascelle, è esposta al pubblico sollazzo.

Da qui, la fantasia corre libera sui sentieri della drammaturgia politica. I leaders della sinistra massimalista riparano sui Monti della Maiella per organizzare la resistenza armata.

Quelli centristi, guidati da Rutelli, sono perdonati dopo una lunga permanenza in un campo cinese di riabilitazione psichiatrica. La rinuncia all’uso del preservativo sarà, per il sex symbol della politica italiana, la manifestazione di redenzione.

Poi la creatività lascia lo spazio alla realtà. Quest’ultima è rappresentata dalla espressione anaffettiva di Ruini che, con voce monocorde, detta alla classe politica l’agenda e le soluzioni tecniche su tutte le vicende italiane.

Le immagini scorrono, le parole pure. Il presidente della Cei non trascura nulla, l’Italia è l’unico paese ad accettare supinamente le prescrizioni di una gerarchia ecclesiastica.

No ai PACS. Il porporato nega l’equiparazione della famiglia eterosessuale ad altre “forme di convivenza”. Quest’ultime “non possono ricevere, in quanto tali, riconoscimento legale”. Punto e a capo.

No alle coppie gay. Ruini, dopo una minuziosa indagine sociologica, chiude la questione “proteggendo” l’evidente desiderio di riservatezza che caratterizzerebbe il legame affettivo tra due persone dello stesso sesso.

La domanda sgorga spontanea: e i numerosi Gay Pride cosa sono? Raduni di ossessi coperti da piume di struzzo che, appunto come degli struzzi, vanno in piazza per cercare un buco nel quale nascondersi?

Sappiano i gay, quelli che non avvertono questo desiderio di riservatezza, che se puntano ai Pacs per arrivare al matrimonio, hanno sbagliato i loro conti poiché la “rivendicazione contrasta con la non esistenza del bene della generazione dei figli”.

Se lo Stato italiano vuole dare sistemazione ai casi individuali, che non trovano soluzione con l’attuale legislazione, sarà permessa qualche modifica al codice civile. E che non se ne parli più!

Le immagini scorrono, le parole pure. Ruini parla di Piero Welby a cui ha negato i funerali religiosi, “pur sapendo di arrecare dolore e turbamento ai familiari e a tante altre persone, anche credenti”. Welby era lucido e si è ucciso. La Chiesa non poteva decidere diversamente. La questione è chiusa.

E’ una strana Chiesa quella che nega i funerali ad un uomo che vuole smettere di soffrire, mentre li celebra con solennità per Pinochet.

Le immagini scorrono, le parole pure. Il Cardinale detta le regole anche sull’accanimento terapeutico, argomenta non solo sul piano morale, ma soprattutto su quello legislativo.

Poi arriva il momento dell’impudenza. Riferendosi alle accuse rivolte al Vaticano di ingerenza negli affari di uno Stato sovrano dice: “Se ci si dice che la Chiesa non dovrebbe ingerirsi in questi affari, allora noi possiamo solo rispondere: forse che l’uomo non ci interessa?

L'arte della moderatezza il Cardinale l'ha imparata e per dirla con Oscar Wilde: "La moderazione è qualcosa di fatale. Il sufficiente è deprimente come un pasto regolare, il sovrabbondante è gradevole come un banchetto". Questa sera Ruini ha consumato la sua abbuffata.

La cena è terminata, le immagini s'interrompono, le parole pure. Studio sulla carta stradale la via più breve per i Monti della Maiella.

Altri post sull'argomento:
Ruini, smettila!
Fuori dalla Chiesa!
Welby è morto
Non lapidate Luca Volontè

Nessun commento:

Come usare questo blog