21 dicembre 2006

WELBY E' MORTO.

di Mauro David
Piergiorgio è finalmente libero. Mentre questo Paese, rapito da un parossistico onanismo, discuteva sull'accanimento terapeutico con preziosi distinguo e meticolosi interrogativi, un medico lo ha liberato. L' anestesista, incurante del rococò lessicale della politica e della morale, lo ha sedato e poi ha staccato la spina.

Ora non resta che attendere le reazioni. Forse qualche giudice, in cerca di visibilità mediatica o, peggio ancora, posseduto da cattolico fervore, porterà il medico in un' aula di tribunale per rispondere dell'accusa di omicidio.

Probabilmente, anzi sicuramente, l' impegno di Welby sbiadirà tra le telecamere di un "Porta a Porta" e di altri rissosi salottini televisivi. Osserveremo il ghigno anaffettivo di Vespa mentre dirigerà il traffico degli interventi, godremo dell'isterico intervento di Volontè e di quello più composto di Fini che già reclamano le manette.

Forse Rutelli ribadirà il pensiero espresso sul Giornale di Berlusconi: "Ho un gran rispetto per una vicenda umana così dolorosa, e tuttavia ho la convinzione che comunque nessuno ha o dovrebbe avere il diritto di togliere la vita ad un’altra persona.

Perfetto! Con questa dichiarazione il sex symbol del nostro Parlamento dimostra di aver ben compreso e interiorizzato il nocciolo della questione. Forse qualcuno, nel camerino della Rai, gli spiegherà che non si tratta di decidere se un muratore abbia o no il diritto di uccidere la moglie a martellate.

Magari, un momento prima di andare in trasmissione, capirà invece che il diritto da riconoscere è quello di poter rifiutare un trattamento sanitario. Un malato di cancro può rifiutare la chemioterapia pur sapendo che la scelta lo porterà a morte certa. C'è differenza con Welby?

Forse tutto questo avverrà... ma non subito. Welby, con generosità, ha posto la questione al mondo intero inchiodando tutti; Comitati, Consigli Superiori e politici...
Ora la sua morte autorizza la defezione temporanea dal problema. C'è una gran voglia di "rompere le righe". Prima c'è il panettone, poi il cotechino e poi... si vedrà.

Welby muore e lo stato laico perde. Vince il popolo del Grande Fratello, delle veline e del Tottigol. Il mondo cattolico e quello delle confessioni online reclama la punizione per il medico assassino.

Welby ci ha salutato prendendo a schiaffi questo paese: si è appropriato del diritto di decidere. Non tutto è perso, comunque.

Forse un'altro nelle stesse condizioni di Welby deciderà di elevare a "caso politico" la sua sofferenza. Forse gli schiaffi di Welby inizieranno a frizzare sulle nostre guance. E allora...

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1 commento:

Anonimo ha detto...

sono colpito, come sempre, quando incontro un Pensare intelligente.
Incisivo, vero.
Possibile che il paese reale sia nascosto qua e là e la politica sia cosi distante da lui??
Possibile poi che i politici siano così "ignoranti" come si manifestano?
Non ci saranno mai risposte univoche.
Intanto complimenti per la vostra voce!!
Ale

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