26 dicembre 2006

Non lapidate Luca Volontè

di Mauro David

Lo so, Luca Volontè, capogruppo UDC alla Camera, può risultare molto antipatico. Le sue dichiarazioni sulla vicenda di Welby sono, come dire.... inquietanti?
"Lo stesso Welby sa benissimo che le leggi dello stato italiano non consentono, se non attraverso il suicidio, di decidere personalmente di morire, quindi se lui ritiene di voler dare un taglio alla propria vita può suicidarsi con l'aiuto della moglie...." (dichiarazione al TG Parlamento)
Lo so benissimo che continua ad invocare le manette per gli assassini di Welby. So anche che lo fa sputazzando involontariamente su i suoi interlocutori, ma abbiate pietà... è l'impeto che testimonia il suo impegno di restauratore della sana fede cattolica. Esattamente quella che mancherebbe in questo Paese.

E' anche questo il motivo per cui scrive ai parroci esortandoli ad inviargli, con sollecitudine, una o più giaculatorie (va letta assolutamente, la risposta del parroco è esilarante)

Navigo nel Web e trovo decine, se non centinaia, di articoli i cui autori vaporizzerebbero all'istante il poveretto in questione. Quando appare in televisione, poco per sua fortuna, comprendo chiaramente il desiderio di molti di rinchiuderlo a Guantanamo.

Vorrei anch'io unirmi al coro, descrivere la percezione sgradevole avvertita al solo apparire della sua immagine, ironizzare sugli anacronistici basettoni e suoi occhi da topo. Vorrei cedere alla violenza del sarcasmo e confutare la forma e il contenuto delle sue catilinarie, ma non lo farò, non ci riesco. Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.

Abbiate pazienza, non posso perché, come illuminato sulla via di Damasco, ho capito che il poveretto non ci fa... lui ci è per davvero. Lui è autentico. Ed è questo il motivo per cui sguaina la lingua esprimendo pensieri ritenuti raccapriccianti anche da molti appartenenti al mondo cattolico.

Volontè è il paladino dei valori profondi,
il difensore del Santo Graal, il braccio armato della cristianità (e di Buttiglione), il moderno Torquemada della nostra società. E come tale è deputato all'inquisizione e alla condanna di ogni riflessione etica che possa minacciare l'armonia pontificia del Belpaese.

Perdonate, ma non ci riesco a dargli addosso. Ogni volta che ci provo vengo ammutolito da un rigurgito di carità cristiana. E allora penso al dolore che c'è dietro la condizione emotiva in cui versa. Presumo il tipo di educazione sentimentale ricevuta. Immagino le intimità intellettuali con Buttiglione... e allora, prima che la nausea sopraggiunga, gli voglio quasi bene.

Per cui, teniamocelo così com'è. E invece di lapidarlo verbalmente cantiamogli la canzone di Cerami e Piovani. Si, la stessa che Benigni dedicò a Ferrara quando, al festival di San Remo, lo minacciò di un nutrito lancio di uova:
Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
e non lo sai perché non te l'ho detto mai
anche se resto in silenzio, tu lo capisci da te
E no! Non tirate i sassi! Da bravi, riprendiamo tutti insieme..
Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai
non l'ho mai detto e non te lo dirò mai
nell'amor le parole non contano conta la musica.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ha ragione, forse gli diamo troppa attenzione. Dovremmo prendercela con quelli che lo hanno votato. Complimenti! Mi sono divertito a leggere.
Fabio

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