RUINI... SMETTILA!
Piergiorgio Welby è paralizzato. Da decenni convive con una malattia che gli ha mangiato i muscoli. Respira ormai con l’aiuto di una macchina che gli pompa l’aria nei polmoni. E’ immobile, supino nel suo letto. La situazione non può che peggiorare. L’uomo è stanco e chiede di poter morire dolcemente.
Enrico Canova è nella stessa condizione esistenziale ma, al contrario di Piergiorgio, chiede di vivere. Esiste una differenza tra queste due istanze? Attenzione, qui non si tratta di soddisfare il desiderio di un marito che, dalla tromba delle scale del suo condominio, urla come un invasato la sua determinazione a morire perché tradito dalla moglie. Quindi, se è chiaro il rilievo che assume la questione, mi permetto di riformulare la domanda: c’è differenza tra le due comprensibili istanze di Piergiorgio e di Enrico?
Si, c’è. La difformità risiede nel fatto che una può essere esaudita, l’altra no. Piergiorgio formula una richiesta illegittima. Se un medico o un parente lo aiuta a realizzare la cosa che forse in questo momento gli sta più a cuore, finisce in galera. Enrico può fare invece come crede. In Italia è così che si fa.
Come si possono confutare le argomentazioni di Piergiorgio? E, soprattutto, come è possibile farlo senza possedere le competenze esperienziali necessarie ad imporre o indirizzare verso una diversa scelta? Ebbene, in Italia facciamo così. Anche se si tratta di una decisione intima, estremamente privata… ebbene, noi in Italia lo facciamo lo stesso!
Per carità, lo dico in punta di lingua e con un carico di dubbi e di ansietà, non so cosa farei nella situazione di Piergiorgio e di Enrico. So, però, che vorrei disporre del diritto di scegliere.
Connettere tra loro le due storie (e le due diverse decisioni) può sembrare una provocazione. Infatti, lo è. E’ una provocazione esplicativa della situazione che si crea quando, nel nostro Paese, si ha a che fare con le questioni morali.
Qui in Italia facciamo così. Succede che una parte del popolo, quello che si riconosce nell’etica cattolica, travalica i confini del rispetto dell’altrui sensibilità. E allora, ecco che la scelta di una sola parte della società viene imposta anche a quella che ha un diverso orientamento.
Qui in Italia facciamo così. L’etica cattolica difende la vita in ogni suo momento e in ogni sua condizione. Ecco, quindi, che anche Piergiorgio assume il dovere e l’obbligo morale di sopravvivere. Anche se la sua scelta di sottrarsi al terreno patimento non impedisce ad altri, nelle stesse condizioni, di voler continuare a vivere.
Ricordo Di Pietro quando, in campagna elettorale, difese le argomentazioni di Vladimir Luxuria impegnata in una discussione sul riconoscimento delle unioni omosessuali. –“Io sono sposato, ho due figli e sono felice..” disse con espressione sincera ai suoi avversari politici (Mussolini e Castelli). -”… Ma se anche Luxuria è felice perché crea un nucleo riconosciuto dalla legge, ma.. ma..” continuò balbettando per la passione profusa -“.. ma a voi che vi toglie? Non siete mica costretti a diventare omosessuali…”
-“Meglio fascisti che froci!” fu la sintesi di quella nobildonna della Mussolini.
E già… stabilito un diritto, nessuno è costretto a reclamarlo. Così come l’aborto non obbliga gli altri ad abortire, il divorzio non obbliga a divorziare. Ecco il pensiero laico che si contrappone a quello cattolico.
In Italia facciamo così. Da noi una parte della società, quella laica, s’infervora, combatte e strappa dei diritti che sono poi maliziosamente utilizzati anche dai cattolici. Il popolo laico si mobilita per ottenerne il riconoscimento. Scende in massa nelle piazze, con la testa alta e la faccia illuminata dal sole. La comunità cattolica si oppone spesso in silenzio, delega svogliatamente alla politica, non vota ai referendum perché c’è il sole e poi ci pensa il Vaticano ad esprimere l’orientamento che il politico farà proprio e rappresenterà in parlamento (Lo dice anche il Dipartimento di Stato Americano)
Qui in Italia facciamo così. Quando il popolo cattolico ha a che fare con le scelte aspre della vita concreta, reclama immediatamente i diritti di uno stato laico. Un evasore, non del fisco, ma dell’etica stessa che lo rappresenta. Chi ricorre alla legge 194 sull’aborto sono solo le donne laiche? E tra i divorziati… siamo sicuri di non trovarci neanche un cattolico? L’On. Casini.. ad esempio. Due figlie con la prima moglie, una con l’attuale compagna. Insomma… una vita da cattolico in attesa di una sentenza laica del Vaticano.
Nel 2005 l’Olanda ha detto NO alla Costituzione Europea. In un servizio televisivo furono intervistati alcuni olandesi. Inorridisco ancora quando penso a quello che uno di questi disse: “Non voglio far parte di una comunità in cui ci siano paesi integralisti religiosi come l’Italia”.
Caro Piergiorgio, tu non puoi urlare a pieni polmoni la tua rabbia, ma io si. E lo farò affinché, godendo del diritto sacrosanto di disporre della propria sorte, si possa dire: “No, grazie. Io scendo qui”.
RUINI, SMETTILA!
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