Aborto e minori a Pordenone, un’occasione per riflettere
Fa causa ai genitori per tenere il bambino… innanzitutto una precisazione.
Nessuno può essere operato contro la sua volontà, a parte i neonati e i bambini così piccoli da non poter capire il senso di quello che gli viene fatto. Lo sanno benissimo i pediatri, che sempre di più parlano chiaramente con i bambini, che hanno diritto come gli adulti a sapere “del proprio corpo”.
Questo in generale. Certo, quando la chirurgia è una cura, si parla, si convince, si chiede ai genitori di spiegare al bambino. Ma quando la chirurgia è una scelta della donna, come nella legge 194, la minore sceglie, chiede.
Nessuno è il suo padrone, nessuno può imporle nulla. Il fatto che i giornalisti dicano che ha bisogno dell’avvocato per non abortire, dimostra solo la facilità con cui crediamo alla possibilità dell’oppressione degli esseri umani gli uni sugli altri.
La minore ha dalla sua, come tutti i minori, il giudice tutelare, quando non è d’accordo con i genitori, e a lui può rivolgersi per difendersi da indebite pressioni sulla sua vita, a lui può chiedere di andare in una casa famiglia.
Lo Stato, nella sua versione più nobile, quella di difensore della libertà individuale, accoglie il minore che ha bisogno, che non è proprietà dei genitori, ma di sé stesso, con un poco di aiuto.
Certo, il bambino che nasce è a sua volta un minore e il giudice può, nell’interesse di ambedue i minori, separarli, se non vi è garanzia che possano vivere insieme protetti, e così evidentemente è stato la prima volta, per la ragazzina di Pordenone.
Ma lei ci ha riprovato, è di nuovo incinta, non vuole abortire, questa volta vuole tenere con sé il bambino (e qui, forse, può avere un senso la presenza dell’avvocato, non certo per non abortire).
La scelta di mandarla sui giornali, certo, è irrispettosa e violenta, che l’Ordine censuri l’avvocato che lo ha fatto, come richiede giustamente Silvio Viale.
Ma proviamo ad ascoltarla questa ragazzina, invece, convinta come Giulietta, come Elena di Troia, come la Francesca Dantesca, (ma certo, gli esempi letterari ci piacciono di più...) che l’amore sia tutto ciò che conta nella vita.
E più è completo, più è assoluto, più è totale, e meglio è. Cosa meglio dunque, di un figlio?
Certo, non è un ragazzo italiano, che ha ben altri pensieri (nel bene e nel male), che potrebbe dar seguito a questo suo desiderio. Allora un operaio albanese, un uomo che viene da quei paesi in cui una ragazza di 15 anni è già una donna, qualcuno che ti guarda come un essere umano finito, completo, responsabile, non come un abbozzo di un domani di là da venire.
Chi di noi non ha avuto un filarino (come diceva mia madre), a 13 anni, con il piccolo pizzaiolo, l’apprendista bagnino, il ragazzino che portava il pane… chi non si ricorda il fascino che avevano questi ragazzi italiani già pronti a vivere, mentre noi negli ozi scolastici, eravamo trascinate alla laurea, al matrimonio, ma dopo, dopo, dopo.
Allora, noi che avremmo fatto il liceo, venivamo tenute ben lontane da questi ragazzi, accompagnate e prese a scuola, controllate sull’orario, tutti ben consci che, se fossimo state lasciate libere, probabilmente anche noi, ci saremmo lasciate trascinare da quel fascino. O forse no. Forse il controllo faceva parte del gioco, e noi eravamo ben contente di essere costrette a rientrare presto, a mettere come scusa quei cerberi dei nostri genitori, perché oscuramente intuivamo che la vita che facevano le madri di questi ragazzi, le loro sorelle, non era quella che volevamo per noi.
Ora l’attività sessuale è stata sdoganata. Dai tempi, dalla televisione, dalla liberazione delle donne. Ne andrebbero prevenuti i rischi, come si guida con la cintura di sicurezza…
Occorre ricordare che in Olanda, paese a tasso bassissimo di aborto, il preservativo viene consegnato alle ragazze a ai ragazzi al richiamo adolescenziale delle vaccinazioni?
Ma torniamo alla nostra ragazzina. Il primo valore è il suo diritto a scegliere. E’ proteggerla dalle conseguenze. Mandarla a scuola, parlare con i professori, pensare a chi terrà il bambino mentre lei finisce il liceo. Negli Stati Uniti il fenomeno delle gravidanze fra le minori è così diffuso che alcune scuole superiori hanno annesso l’asilo nido, per permettergli di finire il corso di studi.
Certo, vorremmo che le donne studiassero, sappiamo che il livello scolare delle donne è indice del progresso di un paese, meno studiano le donne, più si muore di fame.
Non possiamo negarci che non saremmo contenti se fosse nostra figlia, a tornare incinta a 14 anni di un albanese, lieta e piena di progetti per il futuro.
Le guardiamo, queste ragazze, con “gli ormoni impazziti”,”la tempesta ormonale”, la “turba adolescenziale”, sperimentare posizioni estreme, assolute, mitologiche (ma quando capita a noi di sperimentarle non ci sembrano più così strane).
La cubista, la sex symbol, la donna di tizio o caio, la ragazza del clan, la donna perduta (e, per le ragazze con l’anoressia, la sapientissima, la disincarnata, e forse è anche peggio).
Qualcuno ha voglia di rivedere “La voglia matta”, film degli anni 60, in cui Tognazzi s’infatua di un’adolescente e viene preso in giro da tutta la comitiva? Adulti, molto più adulti dei giovani di adesso, ma quanto siamo noi genitori a mantenerli giovani, a mantenerli nell’immaturità che li renda pronti ad ubbidire ai professori, ai capi, per assicurargli un futuro. E quanto quest’immaturità è poi è la prima a negarglielo?
Vorremmo che prima o poi fossero sedotte dall’attività intellettuale… loro, che da bambine erano ricche di fantasia, sembrano in questo periodo essere dominate da una fissazione (mia madre mi racconta che ai suoi tempi si pettinavano tutte come la Garbo, e venivano chiamate, ”le gretine”… ma allora è vero che il passato si ripete?)
Per non parlare dei loro compagni maschi. Ma attenzione, per loro l’identità maschile comporta l’affermazione di sé. Fra essere un famoso condottiero e diventare un premio nobel per la fisica non c’è poi tutta questa differenza, mentre se l’equivalente di Cleopatra è Britney Spears siamo messe malissimo.
C’è un lato cieco, oscuro, primitivo, temibile, nell’identità sessuale? Temo proprio di sì, sia per i maschi che per le femmine. Allora, nell’adolescenza, tempo di sperimentazioni, è facile che venga fuori, per quanto a noi non faccia piacere vederlo.
Ascoltiamoli, cerchiamo di proteggerli dalle conseguenze sul corpo e sull’anima (ahimè non tutto si ripara completamente), ma senza impedirgli di vivere, il danno sarebbe peggiore del guadagno.
Un ultima parola per questi genitori. La speranza che la realtà, con il suo lato oscuro, stia fuori dalla nostra porta e non si abbatta su di noi, è umana e comprensibilissima.
Ma a volte non si può. A volte irrompe nonostante i buoni insegnamenti, nonostante i controlli, nonostante gli esempi che cerchiamo di dare.
Noi, la comunità dei laici, capiamo benissimo il desiderio di proteggere il vostro bambino (la ragazza), anche contro quell’altro, il figlio dell’albanese. E’ una debolezza umanissima, e noi, che non crediamo in un altro mondo, ma solo in questo, con tutti i suoi limiti, vi siamo vicini.
Pensate a noi, quando i benpensanti vi guardano male perché vostra figlia è una donnaccia incinta due volte di un extracomunitario. Pensate alla rivoluzione sessuale, alla liberazione delle donne, al diritto di scelta. Se la comunità bigottina del paese vi emargina pensate a noi, noi siamo con voi, e con la vostra figliola esagerata.
Benvenuti.
Link attinenti:
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