Il bioeticista, passo indietro su autodeterminazione pazienti
a cura della Redazione di Vitadidonna.it
Sentenza Cassazione
La sentenza della Cassazione sull'intervento del medico se un paziente testimone di Geova rifiuta terapie salvavita come, in quel caso, la trasfusione di sangue, "rappresenta un brusco passo indietro nella discussione sull'estensione e sul rafforzamento dell'autodeterminazione delle persone nei confronti dei trattamenti sanitari, in corso anche nel nostro Paese". E' il commento di Demetrio Neri, ordinario di bioetica dell'Università di Messina e componente del Comitato nazionale di Bioetica, alla sentenza di sabato della Cassazione. "Lasciando da parte il profilo giuridico", Neri ci tiene a "sottolineare alcuni punti di interesse bioetico, nei quali mi sembra che le argomentazioni addotte dai giudici e ritenute valide e non contraddittorie dalla Cassazione, siano invece altamente contestabili e talora francamente insostenibili". Il bioeticista obietta che "il rifiuto del testimone di Geova all'emotrasfusione non è relativo a questa o quella condizione medica e non dipende dalla maggiore o minore gravità della condizione.
E' un rifiuto totale, fatta salva l'autotrasfusione, e - sottolinea - deriva da una precisa credenza di ordine etico e religioso sulla quale nessuno, neppurela Cassazione , può interferire, pena la violazione della libertà di coscienza religiosa che costituisce parte integrante ed essenziale della dignità della persona". In gioco, secondo Neri, "anche se la Cassazione non sembra essersene accorta, c'è il rispetto della libertà religiosa, che sicuramente è parte fondamentale di ciò che intendiamo con "rispetto della persona umana" che, nel secondo comma dell'articolo 32 della Costituzione, costituisce limite invalicabile persino a una legge che imponesse un determinato trattamento sanitario. Medici, giudici e Cassazione si sono qui sostituiti non solo alla legge, ma persino alla Costituzione facendo diventare, di fatto, l'emotrasfusione un trattamento obbligatorio".
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La sentenza della Cassazione sull'intervento del medico se un paziente testimone di Geova rifiuta terapie salvavita come, in quel caso, la trasfusione di sangue, "rappresenta un brusco passo indietro nella discussione sull'estensione e sul rafforzamento dell'autodeterminazione delle persone nei confronti dei trattamenti sanitari, in corso anche nel nostro Paese". E' il commento di Demetrio Neri, ordinario di bioetica dell'Università di Messina e componente del Comitato nazionale di Bioetica, alla sentenza di sabato della Cassazione. "Lasciando da parte il profilo giuridico", Neri ci tiene a "sottolineare alcuni punti di interesse bioetico, nei quali mi sembra che le argomentazioni addotte dai giudici e ritenute valide e non contraddittorie dalla Cassazione, siano invece altamente contestabili e talora francamente insostenibili". Il bioeticista obietta che "il rifiuto del testimone di Geova all'emotrasfusione non è relativo a questa o quella condizione medica e non dipende dalla maggiore o minore gravità della condizione.
E' un rifiuto totale, fatta salva l'autotrasfusione, e - sottolinea - deriva da una precisa credenza di ordine etico e religioso sulla quale nessuno, neppure
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