Cassazione, paziente rifiuta cure? Medico può andare avanti
Il paziente rifiuta le cure? Il medico può andare avanti se il quadro clinico è talmente cambiato da rappresentare un "imminente pericolo di vita" per il paziente stesso
Lo sottolinea la Corte di Cassazione (Terza sezione civile) che, intervenendo "nell'attuale vivace dibattito sul tema drammatico della morte", ricorda come anche i ddl sul "testamento biologico" vadano in questa direzione.
Scrivono gli 'ermellini' che "nei vari disegni di legge sul "testamento biologico" contenente le direttive anticipate di una persona sana sulle terapie consentite in caso si trovi in stato di incoscienza, spesso è previsto che tali prescrizioni non siano vincolanti per il medico, che può decidere di non rispettarle motivando le sue ragioni nella cartella clinica". In particolare, i supremi giudici si sono espressi in questi termini affrontando il caso di un testimone di Geova di Trento, T. S., che aveva subito un grave incidente stradale in seguito al quale aveva riportato traumi multipli con conseguente grave emorragia, era stato ricoverato presso il pronto soccorso dell'ospedale Santa Chiara e trasferito nel reparto di rianimazione. Nel corso di un successivo intervento chirurgico, si legge nelle motivazioni della sentenza 4211, "veniva sottoposto a trasfusione sanguigna nonostante avesse dichiarato che, in ossequio al proprio credo religioso, non voleva gli venisse praticato tale trattamento". Da qui la richiesta, peraltro rifiutata anche dalla Cassazione oltre che dal Tribunale e dalla Corte d'appello di Trento, di risarcimento dei danni morali patiti per essere stato costretto a subire la trasfusione rifiutata.
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Scrivono gli 'ermellini' che "nei vari disegni di legge sul "testamento biologico" contenente le direttive anticipate di una persona sana sulle terapie consentite in caso si trovi in stato di incoscienza, spesso è previsto che tali prescrizioni non siano vincolanti per il medico, che può decidere di non rispettarle motivando le sue ragioni nella cartella clinica". In particolare, i supremi giudici si sono espressi in questi termini affrontando il caso di un testimone di Geova di Trento, T. S., che aveva subito un grave incidente stradale in seguito al quale aveva riportato traumi multipli con conseguente grave emorragia, era stato ricoverato presso il pronto soccorso dell'ospedale Santa Chiara e trasferito nel reparto di rianimazione. Nel corso di un successivo intervento chirurgico, si legge nelle motivazioni della sentenza 4211, "veniva sottoposto a trasfusione sanguigna nonostante avesse dichiarato che, in ossequio al proprio credo religioso, non voleva gli venisse praticato tale trattamento". Da qui la richiesta, peraltro rifiutata anche dalla Cassazione oltre che dal Tribunale e dalla Corte d'appello di Trento, di risarcimento dei danni morali patiti per essere stato costretto a subire la trasfusione rifiutata.
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