Aaroi, no a "staccare spina" e ad accanimento terapeutico
a cura della Redazione di Vitadidonna.it
Eutanasia
Secco no a eutanasia e accanimento terapeutico, ma apertura al testamento biologico con un "approfondimento legislativo". E' questa la posizione dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi) che ha presentato, a Roma, un documento ufficiale, discusso e approvato dal Consiglio nazionale Aaroi. "Il documento - ha precisato Vincenzo Carpino, presidente Aaroi - tiene conto delle esigenze dei pazienti, dell'eticità dell'atto medico e del confronto culturale e religioso aperto dai casi Welby e Nuvoli". Gli anestesisti rianimatori ritengono "doveroso non abbandonare il paziente inguaribile alla propria sofferenza, garantendone la dignità con ogni strumento utile a sottrarlo a un'inutile ed ingiusta sofferenza. Non è invece proponibile alcun atto medico che volontariamente sopprima la vita". L'esperienza insegna agli operatori "che molto spesso l'idea di porre fine alla vita nasce da un'inadeguata risposta alle sofferenze.
Non sposiamo - si legge nel documento - la linea rinunciataria che sembra minare l'alleanza terapeutica tra medico e paziente e tenta di far rientrare l'eutanasia attiva tra i compiti della professione medica". Sul testamento biologico servirebbe "un approfondimento legislativo. Il tema, opportunamente modulato, deve essere inquadrato come un preventivo consenso/dissenso informato della persona a possibili futuri trattamenti di mantenimento in vita in situazioni di patologie croniche irreversibili". Anche in questo caso, però, l'Aaroi sottolinea che "la persona sofferente ha diritto di ricevere, e il medico ha il dovere di offrire secondo scienza e coscienza, tutto il sostegno e il supporto che è disposto ad accettare, con la finalità di attenuarne le sofferenze". Decisa presa di posizione, infine, sull'obiezione di coscienza. "Su questo tema - ha concluso Carpino - non ci deve essere una regolamentazione attraverso una legge, perché il medico deve essere lasciato libero di professare o meno l'obiezione di coscienza".
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Secco no a eutanasia e accanimento terapeutico, ma apertura al testamento biologico con un "approfondimento legislativo". E' questa la posizione dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi) che ha presentato, a Roma, un documento ufficiale, discusso e approvato dal Consiglio nazionale Aaroi. "Il documento - ha precisato Vincenzo Carpino, presidente Aaroi - tiene conto delle esigenze dei pazienti, dell'eticità dell'atto medico e del confronto culturale e religioso aperto dai casi Welby e Nuvoli". Gli anestesisti rianimatori ritengono "doveroso non abbandonare il paziente inguaribile alla propria sofferenza, garantendone la dignità con ogni strumento utile a sottrarlo a un'inutile ed ingiusta sofferenza. Non è invece proponibile alcun atto medico che volontariamente sopprima la vita". L'esperienza insegna agli operatori "che molto spesso l'idea di porre fine alla vita nasce da un'inadeguata risposta alle sofferenze.
Non sposiamo - si legge nel documento - la linea rinunciataria che sembra minare l'alleanza terapeutica tra medico e paziente e tenta di far rientrare l'eutanasia attiva tra i compiti della professione medica". Sul testamento biologico servirebbe "un approfondimento legislativo. Il tema, opportunamente modulato, deve essere inquadrato come un preventivo consenso/dissenso informato della persona a possibili futuri trattamenti di mantenimento in vita in situazioni di patologie croniche irreversibili". Anche in questo caso, però, l'Aaroi sottolinea che "la persona sofferente ha diritto di ricevere, e il medico ha il dovere di offrire secondo scienza e coscienza, tutto il sostegno e il supporto che è disposto ad accettare, con la finalità di attenuarne le sofferenze". Decisa presa di posizione, infine, sull'obiezione di coscienza. "Su questo tema - ha concluso Carpino - non ci deve essere una regolamentazione attraverso una legge, perché il medico deve essere lasciato libero di professare o meno l'obiezione di coscienza".
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