21 gennaio 2007

Una buona politica per la famiglia

di Nicoletta Morandi

In tempi in cui il dibattito pubblico intorno al tema della “famiglia” nel nostro paese è contraddistinto da accesi contrasti tra chi, in armonia con la trasformazione del sentire e delle pratiche sociali, afferma una concezione evolutiva della famiglia nella quale rientrino a buon diritto tutti i nuclei costituiti fuori del matrimonio, e chi viceversa si attesta in una anacronistica difesa della esclusività della famiglia legittima, giungono dalla Francia notizie confortanti su cui sarebbe assai saggio riflettere.

Leggiamo infatti sulla stampa che nel 2006 la Francia è diventato il paese europeo più fecondo, con una natalità che supera i 2 bambini per donna, quando la media dell’Unione Europea è di 1,52.

Un bambino su due nasce da una coppia non unita in matrimonio.

I PACS aumentano e i matrimoni diminuiscono.

La Francia è il paese con la migliore legge sui PACS e ha da sempre i migliori servizi sociali.

Non esiste nella legislazione francese la distinzione tra figli legittimi e naturali (in Italia si apprestiamo timidamente a eliminare dal codice la sola espressione letterale); è assicurato l’accesso agli asili nidi e alla scuola materna pubblica fin dall’età di due anni.

Conseguentemente alta è l’occupazione femminile.

Cosa ci dicono questi dati?

Senza ombra di dubbio almeno due cose: che non è il matrimonio a salvare la famiglia, e tanto meno il non matrimonio a minacciarla, a meno che non si voglia dubitare che la procreazione ne sia una delle massime espressioni.

E, conseguentemente, che la “famiglia” si difende con una politica che ne assicuri il suo concreto farsi, attraverso leggi rispettose della libertà di scelta dei singoli e servizi sociali che ne garantiscano la effettiva realizzazione. Una buona politica.

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