17 febbraio 2008

I laici non fanno carriera. Non ci sono sanzioni per chi non consente l'Ivg

Posizioni incompatibili con la specializzazione. Parla Lisa Canitano dell’associazione “Vita di donna”

La dottoressa Lisa Canitano, dell’associazione “Vita di Donna”, è una delle poche ginecologhe che si occupa di assistenza e accoglienza per le donne in difficoltà che decidono di rinunciare ad una gravidanza.

Secondo lei è in bilico lo stato di attuazione della legge 194?
Direi di no, malgrado a Roma siamo rimasti il 10% dei ginecologi a non professarsi obiettore di coscienza, siamo tostissimi! La scelta di sostenere la legge è stata presa in carico dalle donne; se cerchi di fare interruzione di gravidanza, troverai delle donne. Ci sono però due problemi; uno è che i comandi centrali dello Stato non vengono applicati in periferia e l’altro è che non è previsto un sistema di sanzioni.

Quali sono i motivi che spingono il medico all’obiezione?
Di solito lo fa per vari motivi; per comodità perché non vuole essere coinvolto in questa gigantesca macchina dell’aborto volontario, e spesso per l’ingerenza della Chiesa che considera la sessualità una cosa spregevole. L’interruzione volontaria di gravidanza è un gesto legalizzato ma non del tutto accettato.

E’ vero che nell’ambiente medico praticare interruzioni volontarie di gravidanza è un ostacolo alla carriera?
I medici che hanno prospettive di carriera semplicemente non fanno interruzioni di gravidanza. Questa viene delegata a pochi medici di serie “B”, e dato che a Roma siamo rimaste in quattro, potremmo avere un problema di ricambio generazionale. Speriamo si formino nuove leve.

Crede che sia più tutelato un medico obiettore di quanto non lo sia una legge dello stato?
Assolutamente si. Consideriamo che il laico è un non-luogo; se io dico che sono un ginecologo laico non significa niente, se dico che sono cattolico significa moltissimo. Se non facciamo entrare il concetto di stato laico non possiamo fermarli.

Come reputa l’introduzione del ticket sui codici bianchi in questo campo?
E’ un’incongruenza legislativa considerare la pillola del giorno dopo come codice bianco, sia perché è un emergenza, e sia perché la donna non può andare altrove. E crea il problema pratico che al costo del farmaco vanno aggiunti i 25 euro.

Con l’associazione “Vita di donna”di cui lei fa parte, oltre a svolgere un’attività assistenziale,avete in corso dei progetti politici?
Noi ci perdiamo nell’assistere gratuitamente le donne oltre l’orario di lavoro e, tra il presentare un progettino, o il raggiungere l’ultima donna che non sa dove sbattere la testa, preferiamo la seconda attività.

N. A. e V. M.
da Liberazione

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