Il dibattito sui Pacs e i falsi dilemmi della politica
Tra interventi del Papa e dichiarazioni dei politici, non accenna a placarsi il dibattito sui PACS.
Non c’è ormai giorno che non si assista a qualche esternazione della massima autorità religiosa, che sembra voler addebitare ai conviventi le insidie più pericolose alle quali la famiglia fondata sul matrimonio sarebbe esposta.
Il mondo politico, dal suo canto, raccoglie e rilancia, dividendosi in rivoli e rivoletti, distinguo e sottigliezze, guerre sui nomi.
I cittadini e le cittadine, unici titolari di diritti e legittime aspettative concrete, aspettano, probabilmente facendo qualche fatica a non cadere in confusione.
Tutto questo può apparire incomprensibile e, sotto un certo aspetto, lo è.
Perché, infatti, viene da chiedersi, esponenti della stessa maggioranza, si rimbalzano ad ogni occasione, accuse e/o rassicurazioni reciproche sulla natura della legge che verrà e a “tranquillizzare” che mai essa consisterà nel riconoscimento dei pacs, quando nel programma dell’Unione è contenuto chiaramente l’impegno per il solo riconoscimento dei “diritti delle persone unite in una convivenza”?
O, ancora, che senso ha gridare all’attentato alla Costituzione facendo ritenere alle porte il matrimonio tra omosessuali, assolutamente fuori discussione e allo stato improponibile?
La ragione sta, evidentemente, non nel merito della questione, la quale si risolve in realtà nel dare attuazione ad un punto del programma della maggioranza, ben delineato e formalmente condiviso, ma piuttosto nei precari equilibri politici/partitici alle cui necessità viene quotidianamente piegato l’agire politico.
Ingenerare equivoci e colpire l’immaginazione sono carte che possono sempre tornare utili quando non vi è trasparenza di intenti.
Con il possibile rischio che, nella contrapposizione tra posizioni (rectius, “sensibilità”) diverse, anche quanto programmato e promesso non veda luce, come forse qualche parte politica si augura.
Ne risulta così un dibattito “fasullo”, tutto giocato “altrove”, con buona pace degli interessi delle persone in carne e ossa.
Il che, francamente, dispiace e qualche volta indigna.
E allora, per inaugurare l’anno nuovo, un doppio auspicio.
Che la politica impari a parlare con sincerità e che il Papa spenda una parola sulle violenze di cui la famiglia è ogni giorno teatro, e le donne il suo maggior bersaglio, come la cronaca tristemente insegna.
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