Cefalea, riconosciuta l'invalidità
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Sanità pubblica
a cura della Redazione di Vitadidonna.it
Attacchi di nausea, intolleranza ai rumori e alla luce, bisogno immediato di riposare e grande uso di antidolorifici. È il destino di molti sofferenti di mal di testa, in termini medici di molti affetti da "sindrome cefalalgica" che possono arrivare anche a perdere il lavoro. Sette milioni in Italia, di cui 5 milioni donne. Un milione nella sola Lombardia.
Adesso i malati posso tirare un sospiro di sollievo, almeno legislativo. Dalle Asl è arrivata infatti una circolare con le tabelle per la valutazione e la certificazione. Tre le distinzioni, in base alla gravità: livello A(forme episodiche a frequenza di attacchi medio-bassa e soddisfacente risposta al trattamento) con invalidità 0-15%; livelli B1 (forme episodiche a frequenza di attacchi medio-alta e scarsa risposta al trattamento) e B2 (forme croniche con risposta parziale al trattamento) con invalidità 16-30%; livello C (forme croniche refrattarie al trattamento) invalidità 31-46%. Non oltre, per ora. Ma sufficiente per rientrare nelle categorie protette per il lavoro o per avere garanzie ulteriori soffrendo di una "malattia" riconosciuta.
"Una vittoria per l'Associazione italiana per la lotta contro le cefalee (Aic) - dice Giancarlo Alicicco, responsabile dell'Aic lombarda (sede presso l'ospedale San Carlo di Milano) - che da anni si batte per questo riconoscimento. I nostri esperti con quelli delle Regioni e delle Asl hanno fissato i parametri di valutazione e ora ci saranno garanzie reali per chi a causa del mal di testa ha difficoltà, se non l'impossibilità, a svolgere le normali attività quotidiane con problemi fisici, psicologici, familiari e collegati all'abuso di farmaci cui si trova costretto". Nel nostro Paese a causa del mal di testa ci sarebbe un vero e proprio rallentamento delle attività individuali e perdita di giornate lavorative. Con costi sanitari, diretti e indiretti, quantificabili ogni anno in circa 3,25 miliardi di euro.
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Adesso i malati posso tirare un sospiro di sollievo, almeno legislativo. Dalle Asl è arrivata infatti una circolare con le tabelle per la valutazione e la certificazione. Tre le distinzioni, in base alla gravità: livello A(forme episodiche a frequenza di attacchi medio-bassa e soddisfacente risposta al trattamento) con invalidità 0-15%; livelli B1 (forme episodiche a frequenza di attacchi medio-alta e scarsa risposta al trattamento) e B2 (forme croniche con risposta parziale al trattamento) con invalidità 16-30%; livello C (forme croniche refrattarie al trattamento) invalidità 31-46%. Non oltre, per ora. Ma sufficiente per rientrare nelle categorie protette per il lavoro o per avere garanzie ulteriori soffrendo di una "malattia" riconosciuta.
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1 commento:
notizia sicuramente interessante, ma quale procedura bisogna avviare per averla riconosciuta?
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