01 settembre 2007

Ho assistito alla violenza su una donna che conosco. Lui picchia Elena, Elena sta zitta e io non posso denunciarlo

di Giusy Gabriele - Direttore Generale dell'ASL Roma D


Scrivo questa lettera perché vorrei che a partire dall'articolo di Luigi Attenasio apparso martedì su Liberazione si aprisse un dibattito che possa contribuire a"cambiare il corso degli eventi".

Non volendo addentrarmi in una disquisizione giuridica racconto un episodio che mi ha coinvolto.

Ero rilassata dalla mia parrucchiera quando all'esterno del locale attraverso i vetri ho visto un ragazzo che picchiava Elena (naturalmente è un nome inventato) la giovane ragazza che normalmente con grande affabilità mi lava i capelli.
C'è stata da parte di tutte le presenti una corsa nel tentativo di sottrarla a quella violenza cieca con il risultato che il "bruto" l'ha costretta ad infilarsi in macchina ed è scappato.

Dopo un dibattito tra donne, durato pochi minuti, ho avvertito la polizia, che con estrema velocità ed efficienza è intervenuta, ma purtroppo ci ha fatto sapere che, pur avendo rintracciato la ragazza, non potevano fare nulla perché per una "violenza privata" ci vuole una denuncia di parte che la nostra Elena non vuole fare, essendo l'uomo la persona con la quale ha una relazione.
Ho passato la serata in preda ad una rabbia profondissima, la mia domanda è fin troppo semplice: se avessi assistito ad un qualsiasi altro reato mi sarebbe stato permesso di denunciare? Dobbiamo accettare che la donna debba essere lasciata sola a decidere?

Quando con fiumi di parole si sostengono discutibili proposte per la sicurezza, come quelle di arrestare i lavavetri, è perché in questi casi è la nostra quiete ad essere disturbata, mentre vedere una donna picchiata non ci crea fastidio? Forse uno spazio dedicato a questi crimini, come avviene giustamente per quanto riguarda ad esempio le morti bianche, significherebbe fare qualcosa di concreto per porre l'attenzione su questo fenomeno aberrante che lascia le donne che subiscono violenza sole e tutte e tutti coloro che vorrebbero intervenire impotenti.

So bene che su questo tema il confronto tra le donne è stato lungo e complesso. Ma, oggi, immagino che Elena non tornerà al lavoro per la vergogna ed è in balia di un uomo che magari crede di amare. Chiedo a tutte ed a tutti cosa facciamo concretamente per passare al "che fare" e prevenire che si perpetrino queste situazioni? E, se, come cita Attenasio nel suo articolo, già Basaglia aveva identificato alcune relazioni parentali come relazioni di dominio, come facciamo a dare impulso al percorso di liberazione? Parliamone, almeno parliamone.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

NOn sono un avvocato, ma da breve ricerca in Google trovo che la vioelnza privata rientra tra i reati perseguibili d'ufficio, cioè non è affatto indispensabile la denuncia della vittima, o 'querela di parte'. La definizione è questa: La violenza privata, è il delitto previsto dall'art. 610 Codice Penale secondo cui: Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a 4 anni.
Diverso il caso di 'lesioni personali', in cui questa querela è necessaria. A mio parere, la polizia ha comunque il dovere di accogliere la denuncia, poi casomai sarà il magistrato a valutare il tipo di reato. Se non lo fanno, è perché se ne lavano le mani o sono ignoranti o purtroppo sanno che, senza la presa di coscienza di chi subisce, la denuncia serve a poco. Tuttavia, a volte anche una semplice denuncia può spaventare o far riflettere chi picchia...
LaMafalda http://www.intoscana.it/roller/lamafalda/

Anonimo ha detto...

parla tanto di violenza è quello che combina sul posto di lavoro cosa è?

leplinoone ha detto...

Qualcuno si vada ad informare cosa fa nell asl roma ,che tipo di procedimenti penali sono in corso.Dopo di che può parlare di volanza quando lei è la prima

Associazione Vita di Donna ha detto...

"Come moderatori del blog non possiamo tollerare che si abusi della possibilità che lasciamo ai lettori di commentare in modo anonimo i contenuti che pubblichiamo. Le persone che scrivono nel blog lo fanno mettendoci la firma e anche la faccia. Chi ama calunniare al riparo del suo spregevole anonimato è invitato a non farlo, la violenza nei confronti delle donne ha molte sfumature e quella che traspare in questi commenti è esattamente violenza in una delle sue forme miserabili. Gli stessi stupratori compiono i loro atti di persona.
Lasceremo i post per qualche giorno, offriremo agli autori la possibilità di firmare i loro commenti. In caso contrario, chiederemo ai gestori della piattaforma gli indirizzi IP necessari all'identificazione."

Anonimo ha detto...

io ringrazio tantissimo il signor anonimo che mi ha aperto le porte sulla..violenza privata..che haime purtroppo ho subito.CERTAMENTE NE parlerò con il mio avvocato.grazie di cuore signor anonimo.

Anonimo ha detto...

Non è facile difendersi dalle violenze del marito o compagno. Per mia esperienza se chiedessi il divorzio so che mi aspetta più violenza di prima e che lui vada in galera dopo che sono sotto 2 metri di terra non mi consola. Mi faccio aiutare dagli assistenti sociali ,psicologi..ma non c'è salvezza.Gli uomini sono sempre i più forti..fisicamente ma anche la violenza psicologica non scherza : ti stende!! I Carabinieri fanno quello che possono...le leggi sono quelle che sono...una pacca sulla spalla e via fino a quando non finisci (se sei fortunata) all'ospedale: forse allora si muove qualcosa.Ma per paura di nuova violenza si sta zitte e si tira avanti aspettando ....un miracolo!

Associazione Vita di Donna ha detto...

ciao, anonima.Non so nè chi sei, nè quanti anni hai, nè se hai dei figli.
E' vero, non è facile sottrarsi alla violenza.
Intanto però esistono delle case dove puoi scappare, dove potrai rimanere nascosta. Le trovi sul sito, puoi telefonare, andare di nascosto per un colloquio che non ti impegna a niente, e vedere altre donne che sono scappate dalla violenza.
E' vero, molte donne sono state uccise mentre si difendevano.
Ma sottometterti alla violenza non ti garantisce affatto che sarai risparmiata. Negli uomini violenti l'escalation avviene senza motivo spesso su fantasie, su allucinazioni. Non vale la pena di farsi torturare sperando di essere risparmiata. Telefona a un centro antiviolenza, di storie come la tua ne hanno viste tante. Non ti obbligheranno a fare nulla che tu non voglia fare di tua iniziativa, ma comincia a raccontare ad altre donne, donne che spesso hanno vissuto la tua stessa condizione, come stai.
Un grande grande abbraccio
Lisa Canitano

Anonimo ha detto...

Buongiorno
vi ringrazio per la gradita risposta,è bello non sentirsi sole.
Per le minacce che ho avuto so che se mi nascondessi con i miei figli
si "rifarebbe" sui miei genitori,fratello o nipote.
La colpa è mia ad aver accettato questa sottomissione per tanti anni
e che con il tempo è peggiorata e non voglio che qualcuno ci rimetta per degli errori miei.Mi ha tolto del tutto l'autostima e sto cercando di recuperarla facendomi aiutare de un psicologa ed una psichiatra della ASL : senza quella decisioni importanti non si prendono.E' una vita vissuta in trincea...aspettando di diventare forti e riuscire a farsi rispettare...ma è veramente dura!
Cordiali saluti.

Associazione Vita di Donna ha detto...

un abbraccio e un augurio di cuore da tutte noi.Chiama o scrivi quando hai bisogno
Lisa Canitano

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